RISONANZA MAGNETICA APERTA O CHIUSA? SCOPRIAMO LE DIFFERENZE
La risonanza magnetica è uno degli esami diagnostici più importanti per valutare e studiare il corpo umano, ma non usa radiazioni ionizzanti (Rx) né metodi invasivi.
Si differenziano due tipologie di Risonanza magnetica: la RM chiusa (ad alto campo magnetico, da 1.5 Tesla o superiore), insostituibile per studiare strutture complesse come encefalo, addome, prostata e seno, e la RM aperta (che utilizza un campo magnetico di potenza inferiore rispetto alle apparecchiature chiuse), indicata soprattutto per lo studio di piccole parti del corpo come articolazioni del ginocchio, polso, mano e piede.
Ne abbiamo parlato con il Dott. Simonelli, Direttore Tecnico del Reparto di Diagnostica per Immagini della Clinica Guarnieri.
Risonanza magnetica aperta o chiusa: differenze
“In entrambi i casi – spiega il Dott. Simonelli -, la risonanza magnetica, chiamata anche risonanza magnetica nucleare, usa un campo magnetico e impulsi di radiofrequenza analoghi a quelli emessi da radio e TV, per ottenere immagini dettagliate di strutture e organi. Innocua e non invasiva, la risonanza magnetica chiusa usa però un campo magnetico più potente rispetto a quella aperta. Resta per entrambe la controindicazione per i portatori di pacemaker e le donne in gravidanza per le quali c’è l’indicazione solo in caso di estrema necessità.
L’impiego della Risonanza magnetica aperta è limitato, ha un migliore campo di applicazione per lo studio osteo-articolare, e la maggior parte degli studi scientifici concorda sulla superiorità degli apparecchi ad alto campo nell’individuazione e caratterizzazione delle lesioni più fini.
Spiega il Dott. Simonelli – l’intensità del campo magnetico usato per produrre le immagini si misura in Tesla. Maggiore è questo valore, più dettagliate sono le immagini. Le apparecchiature con migliore risoluzione sono quelle che partono da 1.5 Tesla, generalmente possedute dalle macchine per Risonanza Magnetica chiuse.
La differenza tra le due apparecchiature risiede nella qualità delle immagini ottenute, sensibilmente migliore nelle macchine ad alto campo magnetico, con un dettaglio anatomico molto più definito e con un ventaglio di possibilità di studio molto più ampio e più appropriato al quesito cui siamo chiamati a rispondere in relazione alla patologia sospettata.
I limiti della Risonanza Magnetica a basso campo
I limiti principali della RM aperta a basso campo magnetico derivano dalle caratteristiche strutturali di queste apparecchiature che presentano un basso rapporto segnale/rumore, che determina immagini di modesta qualità. In questi casi, al fine di migliorare la qualità delle immagini è necessario aumentare lo spessore della sezione in esame, riducendo però la possibilità di rilevare reperti fini e fare pertanto diagnosi accurate.
Inoltre, con le Risonanze Magnetiche a basso campo non è possibile utilizzare tecniche sofisticate quali la spettroscopia, la perfusione, la diffusione e tecniche di sottrazione del grasso oramai irrinunciabili nella pratica clinica nella maggior parte dei distretti corporei. Quest’ultime necessitano di un alto campo magnetico, con sistemi di gradiente potenti che gli apparecchi aperti non possono avere per definizione.
Con macchinari ad alta intensità di campo magnetico si effettuano tutti gli studi RM, compresi i più comuni come lo studio dell’apparato muscolo-scheletrico e neurologico, avvalendosi però di sequenze di imaging all’avanguardia ed in costante evoluzione per studi dinamici e volumetrici dei distretti corporei.
Lo studio dell’encefalo studiato con RM ad alto campo magnetico fornisce una grande quantità di informazioni che consente un intervento terapeutico sempre più mirato ed aderente alle necessità del singolo paziente.
La Clinica Guarnieri, per una più efficace e specifica finalità diagnostica, ha scelto di installare una Risonanza Magnetica Chiusa ad alto campo magnetico da 1,5 Tesla, una delle ultime nate in casa GE.