Cuore e prevenzione: come identificare il rischio cardiovascolare
Comincia a battere circa due settimane dopo il concepimento per non abbandonarci più per tutta la vita: il cuore è il muscolo più importante del nostro corpo, il suo “motore”.
Contraendosi e rilasciandosi, infatti, distribuisce in tutto l’organismo il sangue che trasporta l’ossigeno indispensabile a nutrire tutti i tessuti e porta via con sé scorie e sostanze di scarto: attraverso l’atrio sinistro riceve il sangue ossigenato dall’apparato respiratorio e, attraverso il ventricolo sinistro, lo pompa a organi e tessuti; da questi ultimi riceve, nell’atrio destro, il sangue ricco di anidride carbonica che, attraverso il ventricolo destro, invia ai polmoni dove lascerà l’anidride per fare il pieno di ossigeno. A dividere gli atri dai ventricoli e questi ultimi dai vasi sanguigni troviamo quattro valvole, che impediscono che il sangue pompato dal cuore fluisca in senso contrario.
Il cuore ha quindi un ruolo cruciale, che meriterebbe tutte le nostre attenzioni, eppure spesso seguiamo uno stile di vita poco sano, che permette a vari fattori di mettere a rischio la salute cardiaca e anche quando il corpo stesso ci manda i segnali di allarme, tendiamo a sottovalutarli.
Vediamo con il Dott. Mazzei del Poliambulatorio Guarnieri, cardiologo della Clinica Guarnieri, come tenere sotto controllo la salute cardiovascolare e le strategie di prevenzione adottabili.
Le strategie di prevenzione
Se le soluzioni mediche e chirurgiche nel campo della cardiologia sono sempre più efficaci, la prevenzione rimane comunque il primo importante passo contro le malattie del cuore.
Si distinguono due tipi di prevenzione cardiovascolare:
- primaria, quando è messa in atto da soggetti sani, che non hanno cioè una malattia cardiaca ma devono comunque evitare di esporsi al rischio di svilupparla (tanto più se hanno una familiarità con problematiche cardiache o altri fattori di rischio legati allo stile di vita). Uomini e donne dovrebbero attuare tale prevenzione sin da giovani;
- secondaria, quando riguarda coloro che sono stati già colpiti da un infarto o da altre patologie cardiovascolari, quindi considerati, da un punto di vista clinico, malati cronici.
Le strategie preventive passano essenzialmente dall’assunzione di determinate abitudini di vita che consentono di modificare alcuni fattori di rischio e da un opportuno e corretto controllo periodico della salute cardiaca.
I fattori di rischio cardiovascolare
Le malattie cardiovascolari presentano dei fattori di rischio, che possono essere modificabili o non modificabili. Tra i fattori non modificabili c’è la familiarità. Con familiarità si intende, per esempio, quando abbiamo un genitore o un parente prossimo che soffre o ha sofferto di patologie al cuore. Altri fattori di rischio non modificabili sono l’età e il sesso.
Non possiamo fare nulla per contrastare questi elementi, possiamo però intervenire sui cosiddetti fattori di rischio modificabili, tenendo sotto controllo la pressione arteriosa limitando i fattori che possono aumentarla, adottando una dieta adatta a mantenere basso un colesterolo che tende a essere più alto della norma, tenendo sotto controllo la glicemia, ed evitando il sovrappeso e la sedentarietà.
Insomma, per fattori di rischio modificabili intendiamo tutte quelle cause associate ad abitudini e stili di vita e che impattano pesantemente sulla salute del nostro cuore. Avere uno stile di vita sedentario certamente non aiuta, ed è bene mantenersi in attività, facendo attività fisica di tipo aerobico e mantenendosi fisicamente attivi, compatibilmente con la propria età e il proprio stato di salute: un ragazzo di vent’anni avrà delle esigenze fisiche differenti da quelle di un uomo di sessanta.
Quando rivolgersi al medico
Ci sono dei segnali che il corpo invia che possono essere spia di un problema cardiaco che merita attenzione medica. In particolare, è importante rivolgersi a uno specialista in presenza di:
- dolore al petto,
- cardiopalmo (palpitazioni), una percezione irregolare del battito cardiaco, accelerato o che “perde colpi”
- piccole aritmie, cioè alterazioni del ritmo cardiaco
- fiato corto (dispnea) dopo sforzi o quando si è in posizione supina
- sincope, cioè improvvisa perdita di coscienza senza alcuna avvisaglia
- riduzione della capacità fisica con comparsa di stanchezza anche dopo sforzi che in precedenza si facevano senza grossi problemi.
In generale, inoltre, se si hanno dubbi sulla salute del proprio cuore è sempre bene sottoporli all’attenzione medica.
In assenza di sintomi o campanelli d’allarme è comunque opportuno fare una prima visita cardiologica dopo i 40 anni di età, per valutare il proprio profilo di rischio cardiovascolare. Una periodica visita cardiologica di controllo, con le tempistiche indicate dallo specialista, è poi solitamente consigliata in particolare a pazienti con fattori di rischio cardiovascolare quali età avanzata, ipertensione arteriosa, diabete o familiarità per patologie cardiache.
La visita cardiologica
La visita dallo specialista cardiologo è sempre il primo passo nella valutazione cardiaca, anche quando non c’è un preciso sospetto patologico.
Essa comprende innanzitutto l’anamnesi, cioè una raccolta di informazioni, da parte del medico, sulla storia clinica del paziente, su eventuali sintomi accusati, su malattie pregresse e/o familiarità e, ovviamente, sullo stile di vita, per individuare eventuali fattori di rischio.
Segue, poi, un esame fisico: il medico controlla la pressione e il respiro; misura la temperatura; valuta la frequenza e la qualità del battito cardiaco; esamina lo stato dei vasi sanguigni più superficiali, controllando anche la presenza di eventuali rigonfiamenti nelle gambe o sull’addome, possibile spia di accumulo di liquidi e, quindi, di un cattivo funzionamento della pompa cardiaca.
Terminata questa fase, se lo ritiene opportuno, lo specialista può prescrivere una serie di accertamenti diagnostici più approfonditi.
Quali esami fare per il cuore
Ecco i principali esami che vengono impiegati per monitorare la salute del cuore e dei vasi sanguigni e porre quindi diagnosi cardiovascolari.
Elettrocardiogramma (ECG)
È un esame non invasivo che registra l’attività elettrica del cuore mediante degli elettrodi posti sul corpo del paziente e collegati da fili elettrici all’elettrocardiografo.
Può essere svolto a riposo o sotto sforzo: in questo secondo caso il paziente è in movimento su un tapis roulant o su una cyclette.
L’elettrocardiogramma a riposo è utile per individuare anomalie della conduzione dell’impulso elettrico, definite aritmie, un ispessimento delle pareti cardiache o danni cardiaci pregressi. L’elettrocardiogramma sotto sforzo, invece, è in grado di rilevare eventuali segni di ischemia miocardica.
Ecocardiogramma
Noto anche come ecocardiografia, è sostanzialmente un’ecografia del cuore, ovvero un esame non invasivo che, mediante l’utilizzo di una sonda che emette ultrasuoni, permette di visualizzare e osservare dimensioni, forma e movimento del cuore.
Consente quindi di valutare morfologia e funzionalità del cuore, lo spessore e la contrattilità delle pareti, la grandezza di atri e ventricoli, struttura e funzionalità delle valvole cardiache, aiutando per esempio a individuare cardiopatie e patologie valvolari, anche congenite.
Può essere eseguito in modalità transtoracica, cioè appoggiando la sonda sul torace, o transesofagea, cioè introducendo la sonda nell’esofago.
Sfruttando l’effetto doppler può anche esaminare il flusso sanguigno cardiaco (ecocolordoppler cardiaco).
Può essere effettuato a riposo o sotto stress farmacologico, cioè durante la somministrazione endovenosa di farmaci che portano cuore e sistema circolatorio a comportarsi come durante uno sforzo fisico.
Ecocolordoppler arterioso e venoso
Sono esami ecografici, non invasivi, che, sfruttando l’effetto doppler, permettono di valutare morfologia e funzionalità dei principali vasi sanguigni arteriosi e venosi, studiando anche il flusso di sangue al loro interno.
Permettono di diagnosticare e monitorare le principali malattie vascolari (aneurismi, stenosi e occlusioni arteriose o venose, trombosi e insufficienze venose) e di individuare la presenza di placche aterosclerotiche.
Holter ECG
L’holter è un dispositivo portatile che consente di registrare parametri vitali per un tempo prolungato e che può essere utilizzato anche per oltre 24 ore.
L’holter ECG è collegato a elettrodi che, posizionati sulla pelle, rilevano l’attività elettrica del cuore. Durante il tempo dell’esame, il paziente deve eseguire le attività quotidiane abituali, facendo solo attenzione a non far staccare le piastrine che mantengono gli elettrodi nella loro posizione. Eventuali problemi si possono segnalare tramite un pulsante dell’holter che registrerà il dato.
Grazie all’holter ECG si possono analizzare le aritmie, ossia mutamenti nel ritmo cardiaco, e pertanto viene consigliato a quei pazienti che presentano sintomi come vertigini, cardiopalmo o perdite di coscienza.
TAC coronarica
Si tratta di un esame che, attraverso radiazioni, permette di ottenere immagini tridimensionali di sezioni anatomiche. Quella coronarica, nello specifico, consente di valutare con precisione lo stato dell’aorta, delle coronarie e delle grosse arterie, rilevando anche eventuali segni di aterosclerosi e diagnosticando un’eventuale malattia coronarica.
La TAC coronarica si effettua sdraiati su un letto che si muove orizzontalmente in una struttura tubolare che emette raggi X e ruota attorno al paziente. Viene somministrato per via endovenosa un mezzo di contrasto per permettere la visualizzazione dei vasi.
In alcuni casi può essere necessario somministrare preventivamente un farmaco per ridurre la frequenza cardiaca, migliorando così la qualità dell’immagine.
Questo esame consente di valutare con estrema precisione morfologia e funzionalità del muscolo cardiaco, sia a riposo sia dopo stress indotto farmacologicamente, senza sfruttare radiazioni, ma grazie all’applicazione di un campo magnetico.
È un esame di secondo livello per la valutazione di malattie a carico del cuore e delle valvole cardiache: vi si ricorre quando l’ecografia non riesce a fornire le informazioni necessarie (per esempio in caso di forti fumatori o di pazienti con protesi mammaria), o se è necessaria una maggiore definizione della struttura del miocardio.
Richiede la somministrazione per endovena di un mezzo di contrasto, per migliorare la visualizzazione dell’organo. Può essere svolta anche con la somministrazione di un farmaco che porta cuore e sistema circolatorio a comportarsi come durante uno sforzo fisico (risonanza da stress).
Scintigrafia miocardica di perfusione
È un esame diagnostico non invasivo che consente di raccogliere informazioni sul funzionamento del cuore previa somministrazione di un radiofarmaco che si fissa a livello del muscolo cardiaco permettendo a una specifica apparecchiatura di acquisire immagini ed eventuali anomalie. Viene eseguito sotto sforzo e a riposo.
Permette in particolare di valutare la vitalità del miocardio e di rilevare eventuali deficit di perfusione, cioè di afflusso di sangue al cuore. È indicato, in particolare, in caso di sospetta cardiopatia ischemica, oppure nei pazienti con malattia coronarica già nota, per valutare l’entità e la distribuzione delle zone del cuore che ricevono meno sangue e il comportamento del cuore sotto sforzo che specifiche antipertensive e anticolesterolo.
La Clinica Guarnieri è una struttura ambulatoriale di eccellenza per la prevenzione delle patologie cardiovascolari. L’approccio ambulatoriale offre a ciascun paziente un metodico e scrupoloso inquadramento cardiovascolare con l’obiettivo di accertare e misurare con accuratezza la condizione clinica e l’impatto di tutti i fattori di rischio che incidono sulla salute dell’apparato cardiocircolatorio.