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FUMO E SALUTE: L’IMPORTANZA DEL CONTROLLO PNEUMOLOGICO PER I FUMATORI

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Oggi, Mercoledì 31 maggio è la “Giornata mondiale senza tabacco” un appuntamento di prevenzione che ricorre dal 1988 e che mira a sensibilizzare le persone sui pericoli alla salute derivanti dal fumo di sigaretta.

Per i fumatori è importante controllare la salute dei polmoni con lo specialista pneumologo ed esami specifici.

Il paziente fumatore, nella maggior parte dei casi, non è pronto a prendere coscienza del proprio stato di salute, seppur consapevole dei danni causati dal fumo. Anche in presenza di sintomi quali tosse e rinite cronica, sintomi particolarmente diffusi e da non sottovalutare, il fumatore troppo spesso si rivolge al medico quando ormai la patologia è in uno stadio avanzato.

“Non è in discussione il danno causato dal fumo sulla salute, in questione è quanto il fumatore abbia voglia di sentirselo dire”, sottolinea il Dott. Lucantoni, specialista in Pneumologia del Poliambulatorio Guarnieri, che ci spiega quali sono gli effetti negativi che il fumo ha sulla salute e l’importanza di sottoporsi a un controllo pneumologico completo.

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Quante sigarette si possono fumare al giorno?

L’esposizione prolungata al fumo di tabacco, anche in quantità non necessariamente rilevanti, comporta inevitabilmente un danno bronchiale e polmonare che il paziente non sempre percepisce come tale.

Bastano anche solo 5 sigarette al giorno per almeno 10 anni di esposizione ad aumentare, anche in maniera significativa, il rischio di sviluppare:

  • enfisema polmonare;
  • bronchite cronica;
  • neoplasie, nei casi più gravi, quali tumore del polmone, del cavo orale o della laringe.

Dopo quanti anni si avvertono le conseguenze della sigaretta?

Nella quasi totalità dei casi, tutti i fumatori dopo un’esposizione di almeno 20 anni al fumo di tabacco sviluppano bronchite cronica e/o enfisema polmonare, spesso anche in combinazione l’uno all’altro: basti pensare alla bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, anche nota come BPCO.

Queste patologie non sempre emergono all’attenzione del paziente nelle fasi iniziali, soprattutto nel caso di un consumatore di tabacco moderato o non particolarmente predisposto all’insorgere di patologie respiratorie. Tuttavia, esse diventano invalidanti o comunque fastidiose e limitanti per l’abituale attività del paziente con l’avanzare dell’età.

A che età appaiono i sintomi e come si manifestano

In assenza di patologie respiratorie preesistenti (quali, ad esempio, l’asma bronchiale o malattie legate ad alterazioni strutturali dell’apparato respiratorio di altra natura), l’esordio dei sintomi respiratori secondari al fumo avviene approssimativamente dai 55 anni in su e si manifesta con:

  • tosse cronica più o meno produttiva;
  • dispnea, ovvero mancanza di respiro durante gli sforzi fisici;
  • tendenza a sviluppare bronchiti acute ricorrenti.

Il fumatore tende a sottovalutare questi sintomi fino a quando il danno polmonare diventa molto evidente, ovvero nelle fasi avanzate della malattia. Il fumatore, in altre parole, si rivolge al medico quando inizia a respirare male.

Quando rivolgersi al medico

Per questa tipologia di pazienti è quasi naturale percepirsi in affanno: il sintomo si sviluppa in maniera lenta e progressiva.

Prima il catarro e la tosse, percepiti come normali perché correlati al fumo, poi l’affanno, prima per sforzi inusuali poi per attività sempre più quotidiane. Il paziente, a poco a poco, riduce la soglia di pretesa, arrivando ad evitare tutte quelle attività che creano problemi.

Anche laddove non vi siano sintomi respiratori particolarmente evidenti quali appunto affanno, tosse, episodi acuti, è invece importante rivolgersi al medico nelle fasi più precoci: perché la terapia sia efficace, nel caso di patologie come quelle correlate al fumo, la cui origine è silente, è fondamentale intercettare per tempo la malattia. In questo modo non solo si rallenterà il peggioramento, ma soprattutto si identificherà la patologia ancora sul nascere, rendendo molto più facile e agevole l’intervento terapeutico e quindi anche l’efficacia delle terapie.

Lo stesso vale anche per le neoplasie polmonari: i tumori al polmone sono tra le patologie più importanti per i fumatori, anche queste non sempre evidenti, fino a quando non diventano particolarmente gravi, quindi in una fase troppo avanzata per poterle curare.

È, tuttavia, doveroso sottolineare che non a tutti i fumatori viene diagnosticato il tumore: quasi tutti i tumori del polmone sono correlati all’uso e abuso di tabacco, ma non tutti i fumatori sviluppano il tumore. Diversamente, quasi nella totalità dei casi, incorrono in bronchite cronica ed enfisema, più o meno sintomatici.

La diagnosi con la visita pneumologica

Una visita con lo pneumologo, anche in assenza di sintomi particolarmente gravi, può avere una forte rilevanza. Per iniziare ad avere un’idea di quello che effettivamente sta accadendo a livello dell’apparato respiratorio del paziente è sufficiente una visita con questo specialista, associata ad alcuni esami come:

  • spirometria, ovvero un esame del respiro;
  • lastra del polmone;
  • misurazione della saturazione;
  • TAC, laddove di voglia approfondire.

Tac Torace nei fumatori: a cosa serve e perché è fondamentale?

La diagnosi precoce è l’unica strada per intervenire sulle patologie polmonari quando sono ancora in fase iniziale, consentendo così cure tempestive che impattino sulla storia clinica di questi pazienti.

La necessità di un follow-up regolare e costante nei pazienti ad alto rischio è da considerare prioritaria.

L’esame di riferimento, che non dovrebbe in nessun caso essere rimandato, utile per individuare una neoplasia polmonare in fase iniziale è la TAC toracica a basso dosaggio senza mezzo di contrasto cui dovrebbero sottoporsi tutti i pazienti ad alto rischio (fumatori accaniti e o lavoratori esposti ad altri fattori di rischio noti) con età superiore ai 50 anni almeno una volta ogni due anni.

Un ultimo appello: ““Se un fumatore smette nelle fasi precoci, la quota di danno può essere ancora in parte limitata e trascurabile. Tanto difficile quanto importante far presa sui giovani: non percepiscono la salute come una questione che possa riguardarli, eppure sono proprio quella fascia di età dove si può intercettare il problema sul nascere”.